Il termine allucinazione autoscopica viene utilizzato in psichiatria quando un paziente vede la propria immagine corporea, come se si guardasse in uno specchio. L’immagine visiva di un doppio può essere trasparente, opaca o colorata. Il doppio si vede solitamente davanti al paziente o, in alcuni casi, su un lato del corpo del paziente, più frequentemente sul lato sinistro.
Féré (1891) propose il termine autoscopia per descrivere un paziente che vedeva il riflesso della propria immagine. Il termine derivava dallo strumento chiamato autoscopio, che veniva utilizzato per esaminare il proprio occhio.
Un’allucinazione di sé ancora più strana e complessa avviene nell'”eutoscopia”, una forma estremamente rara di autoscopia in cui vi è un’interazione – a volte amichevole ma più spesso ostile – tra la persona e il suo doppio.
Il termine eautoscopia è stato invece suggerito per descrivere la falsa percezione della propria forma (Menninger-Lerchental, 1935) .
Molti autori hanno considerato il fenomeno dell’eautoscopia come un’esperienza allucinatoria, o come un disturbo dell’immagine corporea quando la propria immagine corporea viene proiettata nella sfera visiva esterna (Critchley, 1950; Lukianowicz, 1958).
Potrebbe esserci anche un profondo disorientamento su chi è l'”originale” e chi è il “doppio”, perché la coscienza e il senso di sé tendono a spostarsi, oscillando dall’uno all’altro. Puoi vedere il mondo prima con i tuoi occhi, e poi attraverso quelli del doppio, e questo può portare all’idea che la persona reale sia l’altro.
A differenza di quanto accade in autoscopia, il doppio non viene interpretato come riflesso passivo della propria postura e delle proprie azioni; entro certi limiti, nell’eautoscopia, il doppio può fare quello che vuole (o può anche restare immobile, e non fare assolutamente nulla).
L’autoscopia “comune” come quella sperimentata da Linneo e Lullino – sembra relativamente benigna; l’allucinazione è esclusivamente visiva, un rispecchiamento che appare solo di rado, non ha pretese di autonomia, non ha intenzionalità e non cerca interazioni.
Il doppio eautoscopico, invece, imitando o “rubando” l’identità del soggetto, può evocare sentimenti di paura e orrore, e provocare atti impulsivi e disperati.
In tale fenomeno allucinatorio si assiste pertanto ad una duplicazione non solo dell’aspetto corporeo, ma anche di aspetti del proprio Sé psicologico. Pertanto, l’esperienza eautoscopica è sentita dal soggetto in modo molto più profondo e ha un impatto emotivo molto maggiore rispetto all’esperienza autoscopica e risulta spesso particolarmente disturbante.