“L’errore nasce sempre dalla tendenza dell’uomo a dedurre la causa dalla conseguenza.” (Arthur Schopenhauer). La diagnosi, è, in generale, il tentativo di identificare la natura, la causa di qualcosa e, con questo significato, è usato in medicina e psicologia. È quindi il tentativo di riconoscere una malattia o una psicopatologia in base a dei sintomi o “segni”.
L’insieme di questi, possono ricondurre ad alcune configurazioni, dette patognomoniche, che, più o meno generiche, sono ritenute in grado di caratterizzare il quadro clinico di una malattia o sindrome. Purtroppo, molti segni si sovrappongono anche nelle varie sindromi e malattie in medicina e, per quanto riguarda i disturbi psichici, siamo ancora ben lontani da avere compreso i meccanismi causali alla base della maggior parte dei disturbi.
Le scoperte, delle scienze del comportamento e delle neuroscienze hanno fornito dati importantissimi riguardo ai processi, anche biochimici, implicati e ciò ha chiarito alcuni dubbi a livello molecolare ma non ha offerto al momento dati conclusivi sulle cause dei disturbi psicopatologici. Questo è un punto fondamentale: un’alterazione di alcuni importanti neuromediatori, ad esempio, rappresenta un epifenomeno, un difetto funzionale non una causa di per sé, a meno di non considerarla, correttamente, una causa a sua volta conseguenza di un’altra causa.
Questo, in medicina, si chiama “processo” e non eziopatogenesi ed ha a che fare con il “come” e non con il “perché”. In ogni caso, i manuali statistico descrittivi dei disturbi mentali come le ultime versioni del DSM e del ICD, dei quali questo testo tiene ovviamente conto, sono indubbiamente una sicura base e anche una fondamentale colonna per la diagnosi clinica in psicopatologia ma il loro utilizzo deve essere considerato utile ma non sufficiente perché la diagnosi clinica, a sua volta, deve produrre una previsione scientificamente valida e verificabile, la prognosi.
La diagnosi funzionale quindi, non può che essere considerata una sorta di seconda colonna dell’impianto diagnostico in grado di fornire, con gli strumenti oggi scientificamente disponibili, delle ipotesi affidabili e previsioni accurate così da formare una architrave sulla quale fondare l’intervento terapeutico, sia esso farmacologico, psicologico o integrato. Questo manuale cerca di fornire strumenti e metodi che possono e, in alcuni casi, debbono essere utilizzati nella pratica clinica dallo psicologo e dallo psichiatra.
Certamente non sono tutti quelli che potrebbero essere a disposizione dei clinici ma sicuramente quelli qui descritti sono stati ritenuti utili per non incorrere in troppi errori di valutazione, spesso dovuti a due fenomeni altrettanto pericolosi, la sottovalutazione del problema e la sopravvalutazione di sé da parte del clinico. In appendice, sono poi presenti alcuni casi clinici esplicativi di diagnosi funzionali e copie di relazioni peritali, tutte su casi clinici reali.