La vittimologia è la nuova branca che si propone di stabilire l’incidenza della vittima, per ciò che essa è e per ciò che essa fa, nella genesi e dinamica del delitto. Innanzitutto, il reato è interazione all’interno di un rapporto di tensione tra reo e vittima. La dicotomia fra criminale e vittima, tradizionalmente nettissima, in verità è tale rispetto alle vittime per così dire “del tutto innocenti”.
La vittimologia si afferma come scienza empirica intorno agli anni ’50, può essere definita come una branca della Criminologia. Per la scienza positiva la vittima non era altro che il soggetto passivo del reato, che non assumeva alcun ruolo nel tentativo di individuare la criminogenesi e la criminodinamica nell’evento del reato.
Sul modello delle inchieste svolte attraverso questionari anonimi nacquero le c.d. inchieste di vittimizzazione da accompagnare ai primi, con un elenco di domande sempre anonimi e somministrato ad un campione di popolazione in un determinato tempo e spazio.
Tale approccio prevede in sostanza una completa ricostruzione della storia della vittima, che include lo stile di vita, i tratti di personalità, l’occupazione e altro ancora. Sono le definizioni tratte dal Crime Classification Manual, il trattato di classificazione dei crimini violenti dell’FBI.
La vittimologia, insieme al case linkage, il collegamento tra casi precedentemente conosciuti, e all’analisi della scena del crimine, rappresenta il cardine su cui si basano le indagini, ed è particolarmente utile soprattutto per lo studio dei cosiddetti crimini seriali.
Ecco le domande che si impongono alla mente dell’investigatore: perché proprio quella vittima è divenuta un bersaglio? come è stata scelta? O forse l’aggressione è frutto di un’opportunità inaspettata che si è presentata all’assassino?
E ancora: che possibilità c’era che un soggetto potesse diventare una vittima scelta casualmente? in che misura l’assassino si è assunto dei rischi nell’uccidere quel tipo di vittima? Come si è avvicinato alla sua preda, come l’ha aggredita? ha usato la forza? Di cosa si è servito per immobilizzarla?
E la vittima, ha tentato di reagire all’aggressione? Ogni risposta ci consente di fare un passo avanti, ci permette di costruire ipotesi sulle motivazioni del serial killer, sul suo modus operandi, sulla conoscenza che egli possiede degli aspetti investigativi e medico-legali connessi a un reato, la sua occupazione, le sue competenze sociali.
A coniare il termine di vittimologia fu Beniamin Mendelsohn che nel 1937 cominciò a raccogliere informazioni per le vittime del suo studio legale approfondendo i dati sulle vittime di stupri. Nel 1948 Von Henting pubblica il libro The criminal and his victim considerata la prima opera in tale ambito.