Ossessioni e compulsioni — quelle che comunemente chiamiamo anche fissazioni o manie — affliggono un numero crescente di persone. Talvolta rendono la vita impossibile sia a chi ne soffre che a chi gli sta accanto. Il disturbo ossessivo-compulsivo è una delle trappole psicologiche dalle quali è più difficile liberarsi.
Questo volume, giunto ormai alla sua quarta edizione, ne illustra dettagliatamente le caratteristiche e le possibilità di cura e propone un programma di auto-aiuto semplice da mettere in atto e basato sui principi della terapia cognitivo-comportamentale. Pensato per chi è affetto da questo problema e per i suoi familiari o amici, è anche un ottimo strumento per i professionisti, che possono adottarlo come sussidio nel corso di una psicoterapia.
Il DSM IV definisce le ossessioni come idee, pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e/o persistenti che insorgono improvvisamente nella mente del soggetto (temere di danneggiare qualcuno, o contaminarsi, porsi degli interrogativi, scene mentali); questi, vengono percepiti come intrusivi, fastidiosi e privi di senso; provocano disagio, ansia o malessere, ed il paziente tenta in ogni modo di ignorarli, sopprimerli o neutralizzarli (mediante un pensiero o un’azione) riconoscendoli egli stesso come prodotto della propria mente e non imposti dall’esterno.
ll disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo raro, difficili da diagnosticare. Nei soggetti che ne soffrono è alterato il processo che li porta alla conclusione logica delle proprie azioni. Per es. quando chiudiamo una porta, una volta conclusa l’azione non ci pensiamo più: sono in atto dei processi mentali inconsci di verifica delle azioni che però non alterano il nostro comportamento; cosa che non avviene nei soggetti che soffrono di questo disturbo.
Inizialmente questo disturbo si pensava fosse tipico solo dell’età adulta, poi si è visto che anche se con caratteristiche diverse è presente anche in età infantile. L’esordio si colloca infatti nell’infanzia e nell’adolescenza.
La particolarità della malattia è data dal fatto che queste preoccupazioni nascono in assenza di contesti che le giustifichino e soprattutto, una volta innescate non si estinguono spontaneamente ma, insieme ai comportamenti compulsivi, si ripetono in maniera iterativa ed incontrollabile.
Probabilmente l’incapacità dei pazienti ossessivi nel sopprimere i rituali compulsivi dipende anche da un anomalo funzionamento di un’altra struttura nervosa che è quella dell’ippocampo.
Negli animali ad esempio è stato dimostrato che l’ippocampo esercita una funzione inibitoria su tutti i comportamenti motori quando questi, in risposta a stimoli rinforzati, vengono emessi in maniera ripetitiva.